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porteaperte
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Nasce dall’amore per l’uomo e la terra, dalla sfida di fare bene il bene senza “assistenzialismo”, in un progetto che valorizza lo "scarto-umano" insieme allo scarto-ambientale
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Abitare sociale, Assistenza, Iniziative culturali, Inserimento e avviamento al lavoro, Sviluppo autonomia personale
Adulti, Anziani, Detenuti, Donne, Famiglie, Giovani, Immigrati e Stranieri, Minori, Persone con disabilità, Persone vittime di dipendenza, Senza fissa dimora
Firenze
91035770485
IT26 N084 2538 1710 0003 0549 950
Via Limitese 58-CD e via L. da Vinci 48
3662354353
06428890484
91035770485

Porte Aperte nasce nel 2010, per intuizione di alcuni volontari che fin da ragazzi lavorano in aiuto di chi soffre, intuizione avallata dall’allora sindaco di Vinci (Dario Parrini) e dal parroco scolopio Padre Giovanni Grimaldi. Nasce dal bisogno di dare risposte concrete, dall’intuizione di poter far leva sui talenti, dall'attenzione ai problemi di chi soffre, dalle capacità imprenditoriali dei volontari, dall’amore per l’uomo e la terra, dalla sfida di fare bene il bene, togliendo dal proprio vocabolario la parola “assistenzialismo”; nasce dalla convinzione che non si deve dire mai “mai” né “sempre”, ma tutto può cambiare se lo vogliamo e la felicità dipende solo da noi stessi. Porte Aperte vuole essere questa opportunità, vuole essere riattivatore sociale. E fin dall’inizio è stato un crescere, grazie ai talenti di tutto il gruppo, di accoglienza, di risposte concrete, di progetti a favore del territorio, di collaborazioni, di reti.

Prima di partire ci siamo guardati intorno e ci siamo domandati: ma esiste sul territorio uno spazio che tuteli coloro che non possono accedere al lavoro o sono troppo avanti per essere inseriti in istituti, uno spazio che li educhi al lavoro, o per coloro che hanno evidenti problemi di salute e ancora nessuno li ha accompagnati in un percorso di guarigione e di riattivazione? Esiste uno spazio libero dai tanti vincoli istituzionali, libero di muoversi e capace di autofinanziarsi in buona parte? Esiste un progetto che non esiste solo per una categoria, ma opera per tutte le fragilità e bisogni a 360°, esiste un progetto che preveda, oltre agli obiettivi citati sopra, anche la valorizzazione degli scarti di lavorazione e di quanto non viene utilizzato più con grosso beneficio per l’ambiente? Porte Aperte aps onlus nasce per questo!

10 anni da quell’8 dicembre 2010. Da non credere ..... 10 anni di crescita esplosiva...10 anni di sfide, 10 anni di ricerca, 10 anni di stupore, 10 anni di battaglie, 10 anni di gioie e soddisfazioni, 10 anni di abbracci, 10 anni di progetti continui per tutti e tutti attivi, 10 anni di tonnellate di scarti raccolti e rigenerati, 10 anni di chilometri, 10 anni di amore per l’uomo e l’ambiente, 10 anni di condivisione delle lacrime e delle vittorie.

Siamo nel 2020, anno difficile per tutti e non meno per Porte Aperte: ci auguriamo di riuscire a cavalcare ancora molte tempeste, di non farsi rubare e deturpare il proprio metodo, di credere sempre (come da mission) nella bellezza e unicità dell’essere umano e nel diritto di tutti di poter godere dei propri diritti, nel nostro essere DIVERSAMENTE UGUALI.

Le porte sono sempre aperte e le mani sempre tese con i fatti e senza palcoscenico, perché per noi il BENE SI FA IN SILENZIO, TUTTO IL RESTO È PALCOSCENICO

COME CI SOSTENIAMO E COSA SOSTENIAMO?

Quello che facciamo sul territorio è raccontato da tutte le nostre attività e progetti a favore della cittadinanza.

Vogliamo andare sempre di più della direzione dell’autosostenibilità e della continuità lavorativa di coloro che vengono accolti e presi in carico.

Per raggiungere questi obiettivi gli sforzi che Porte Aperte mette in campo sono tantissimi e siamo nel 2020, anno difficile per tutti e non meno per Porte Aperte, periodo di pandemia per noi molto faticoso. Perché le nostre porte restino aperte e non si chiudano di fronte a richieste di aiuto abbiamo bisogno del sostegno di tutta la popolazione.

Non chiediamo soldi o offerte, ma proponiamo ai cittadini le creazioni artigianali (da materiali di recupero) realizzate solo dalle persone svantaggiate che accogliamo, perché sono il vero “made-in-Vinci di economia circolare-sociale”. 

Il ricavato va a sostenere gli inserimenti e i tanti progetti attivi e già avviati:

  • Casa di Valle, casa nostra – la condivisione abitativa a Piccaratico a favore di persone svantaggiate
  • La Bottega di Geppetto, diversamente uguali – laboratorio artigianale-sociale a Spicchio in via Limitese, 58 a favore di persone svantaggiate
  • La Casa sull’Albero e il giocOrto – area urbana verde recuperata su Piazza VIII Marzo a Sovigliana, attrezzata con minigolf, orti verticali, bocciodromo, calciobalilla umano e altre attività di aggregazione e culturali (ci auguriamo di inaugurarla a inizio marzo 2021)
  • Parola d’Ordine: SCARTO – progetto di economia circolare-sociale di made-in-Vinci sia a Spicchio in via Limitese 58 e al Centro*Empoli COOP sulla galleria del centro a favore di persone svantaggiate
  • Bottega Creativa Solidale – nostra sede legale e punto raccolta di tutto quello che resta inutilizzato dai cittadini e sarebbe diventato SCARTO da smaltire
  • La Compagnia del CIAO – spazio ricreativo giornaliero estivo per bambini e ragazzi
  • L’Isola che c’è – progetto di manifestazioni di strada

 

ALCUNE NOTIZIE SINTETICHE DEL PROGETTO “LA BOTTEGA DI GEPPETTO: Diversamente UGUALI”

LABORATORIO SOCIALE ARTIGIANALE

UN PROGETTO EFFICACE DA SOSTENERE E CONDIVIDERE

FINALITA’ E MODALITA’ DI SVOLGIMENTO DELLE ATTIVITA’ PROGETTUALI

Il progetto in una frase: “Sii tu il primo cambiamento che vorresti vedere avvenire nel mondo”. Il progetto è pensato in conseguenza alla nostra mission ed è uno degli strumenti che ci permette di perseguirla.

La “Bottega di Geppetto: diversamente uguali” nasce dall’amore per l’uomo e l’amore per la terra propri dell’associazione Porte Aperte aps onlus: recuperare persone, supportando la loro fragilità attraverso il recupero delle cose, valorizzando i loro talenti.

Il progetto ha sei obiettivi principali:

  1. proporre e attuare concrete metodologie di intercettazione delle fragilità sulla base della nostra esperienza di essere recettori grazie al nostro vivere in strada, lavorando gomito a gomito poi con la popolazione (adozione di aree verdi, volontariato di “cittadinanza attiva”, attività ludiche di strada, servizi estivi giornalieri con le fasce più deboli di bambini).
  2. proporre e attuare percorsi di accompagnamento e educazione al lavoro individuali, con presa in carico/verfica (tutoraggio) delle fragilità per accompagnarle in percorsi di ripresa personale e professionale (servizi sociali, centri per l’impiego, collocamenti mirati, tirocini).
  3. creare un organismo di rete (replicabile e il più possibile autosostenibile e innovativo) che sia lo strumento di proposte concrete di riattivazione (prima) e autonomia (dopo), ognuno parte integrante attiva dell’altro. Un laboratorio di sviluppo sperimentale ed ecologico. Organismo che sia anche anello di congiunzione tra il mondo della fragilità e quello della normalità.
  4. superare l’assistenzialismo
  5. valorizzazione individuale e supporto reciproco, onda d’urto attivatrice di altri
  6. recupero e riciclo di materiali inutilizzati, unici materiali utilizzati per la creazione di nuovi prodotti da reimmettere sul mercato, ben fatti e originali, senza impatto ambientale (altra innovazione: salvaguardia dell’ambiente ed economicità del progetto), realizzati da persone in fragilità.

Una delle caratteristiche di partenza del progetto consiste nell’affrontare e vivere insieme la quotidianità gomito a gomito (analisi delle fragilità, tutoraggio, monitoraggio, correzione nel percorso di riattivazione) in un contesto di grande attenzione e confronto all’interno di un gruppo che eguaglia quello lavorativo e familiare. Infatti, per quanto noi soli siamo capaci di fare l’esperienza di quello che siamo, abbiamo l’istintivo dono di osservare cosa e come fanno gli altri e di scoprire pienamente e completamente chi siamo solo confrontandoci all’interno di un gruppo (aspetto innovativo e replicabile nel futuro e utilizzabile come prototipo).

La particolarità del progetto è l’apertura agli invisibili e inoccupabili, il posto per quelli che “non si sa dove mandarli” (come spesso ci dicono gli assistenti sociali); un progetto innovativo che mira a dare un sostegno all’autonomia personale prima, e quella lavorativa poi, mediante l’acquisizione e/o la ri-acquisizione di abilità sociali e lavorative, cogliendo e sfruttando al massimo le opportunità presenti sul territorio e i propri talenti, dando anche l’input a nuove start-up imprenditoriali, privilegiando quelle nel settore dell’artigianato, manifattura italiana, recupero-riciclo e agricolo (non-assistenzialismo, non erogazione contributo a fondo perduto); il progetto prevede l’uso esclusivamente di materiali recuperati.

Il progetto presuppone una rete di alleanze, fatta di competenze diversificate (ecco perché l’una integrante dell’altra) che possano offrire alle “fragilità” lavoro, assistenza, educazione, casa, formazione, normalità di vita come ogni storia personale necessita.

Obiettivo finale è valorizzare il bisogno condiviso ed il supporto reciproco nella riattivazione forte della mission di questo raggruppamento che vuole essere, per la persona che vive il disagio, una leva/avviamento al raggiungimento di una propria autonomia/semiautonomia e per diventare a sua volta attivatrice delle risorse altrui.

METTERE AL CENTRO LA PERSONA NELLA SUA COMPLESSITÀ

La crisi economica, l’integrazione delle diverse comunità immigrate, l’invecchiamento della popolazione, l’insuccesso e la sfiducia individuale, il crollo dei valori, hanno fatto aumentare in modo esponenziale il numero di coloro che hanno bisogno di aiuto e sostegno, con maggiori difficoltà del sistema sanitario nel dare risposte. Il sistema sanitario fatica ad individuare in maniera capillare dove risiede il bisogno (venendone a conoscenza quando oramai il danno è fatto) e nel trovare una risposta concreta (non provvisoria), che poi possa essere ulteriormente verificata e monitorata e che non gravi pesantemente sulla comunità. Il nostro aspetto innovativo dell’accompagnamento continuo e costante con “la diligenza del pater familias”, la nostra metodologia dell’essere sempre in strada con iniziative ed eventi e altri progetti di accoglienza e custodia di minori, ci rende ottimi recettori di fragilità.

Il passo successivo è per noi l’accoglienza, il farsi carico di queste problematiche, del reale vissuto, facendo interagire età, culture e appartenenze diverse e creando una realtà umana condivisa, partendo dalle disuguaglianze (“diversamente uguali”). L’interazione avviene in un luogo che assomiglia al luogo di “lavoro”, con ritmi, responsabilità, dove vengono riattivate vecchie competenze, o scoperte di nuove, che vengono in questo luogo “ricoordinate”, valorizzate e preparate ad vero luogo di lavoro. La valorizzazione individuale e il rapporto reciproco riattivano la persona permettendole di essere capace di affrontare un “vero” luogo di lavoro (aspetto innovativo di accompagnamento al lavoro).

Punto di forza del progetto è la partecipazione di tutti gli attori coinvolti: il progetto è complementare alla rete degli attori, ognuno fa la sua parte (medica, sociale, relazionale, ascolto, riattivatrice, formativa, alloggiativa, legale, amministrativa), e Porte Aperte fa da legame e filo conduttore.

 

Grazie a questo progetto Porte Aperte diventa un filtro importante tra il cittadino ed il sistema pubblico sanitario in quanto è in grado di individuare i bisogni, dando, dove possibile, risposte in autonomia, sollevando completamente dall’onere il sistema pubblico, oppure canalizzandoli nella giusta direzione, così da semplificare l’accesso ai servizi.

In questo modo può incidere in maniera tangibile sulla riduzione del sovraccarico del sistema pubblico sanitario e dei suoi costi.

INNOVATIVITÀ

  1. laboratorio di riattivazione ed educazione al lavoro
  2. accompagnamento nell’inserimento lavorativo presso aziende
  3. non assistenzialismo
  4. spazio per ogni tipo di fragilità, in particolar modo per coloro che non sono occupabili né attraverso i canali dei centro per impiego e formazione, né sono formabili, né hanno diritto all’inserimento in strutture
  5. ecologico, salvaguardia dell’ambiente ed economicità del progetto: utilizza solo materiali recuperati
  6. creatività, stile, design
  7. collega enti, istituzioni, associazioni in una rete di complementarietà e non di sudditanza, ma solo di piena collaborazione
  8. direzione dell’autosostenibilità (opera secondo un pensiero imprenditoriale)

facilmente replicabile (non solo sul nostro territorio più vicino), anche senza capitali di partenza e spazi, da chiunque, ad ogni età, con un gruppo più o meno numeroso, animato solo da buona volontà e amore per l’uomo e l’ambiente (così è stato per noi)